La
pala di San Mauro Benedicente
Nel 1681 Giacinto Platania, ormai affermato "petit maitre"
dell'ambien?te artistico acese, firma questa tela per l'altare del transetto
destro della parrocchiale.
L'opera rimase nella stessa colloca?zione anche in
seguito ai restauri ai quali fu sottoposta la chiesa in seguito al terremoto
disastroso del 1693 fino a che non fu, per cos? dire, declassata nel 1808 e
sostituita con la grande tela neoclassica con San Mauro Tau?maturgo
commissionata dal Vicario Nicolosi e sistemata in sagrestia fino al crollo della
stessa in seguito all'in?cursione aerea alleata del 21 luglio 1943.
La tela rimase poi relegata per circa un ventennio nel
salone dell'oratorio, fino a quando Mons. Salvatore Sina?tra, parroco del
tempo, l'affid? al?l'atelier di A. Cristaudo per il restauro del dipinto e la
doratura dell'elegante cornice, per essere infine riportata nella parrocchiale
ricostruita e collo?cata nella parete sud del presbiterio. In questa tela,
ormai informata ai dettami della controriforma che sug?geriva agli artisti di
rendere espliciti i segni del potere temporale della Chiesa, appaiono evidenti
le lezioni luministiche diffuse in Sicilia da Mario Minniti, pittore siracusano
amico del Caravaggio.
La figura di S. Mauro, in abiti episco?pali, viene
proiettata in avanti dallo sfondo buio e privo di accenni pae?saggistici, ma la
composizione globa?le, con gli angeli disposti in simmetria speculare, rimanda
ad un'opera che il giovane Platania dovette tante vol?te ammirare e rimanerne
affascinato: si tratta del grandioso polittico, anda?to purtroppo perduto con
il terremoto del 1693, della chiesa parrocchiale di Aci S. Filippo del quale ci
rimane un solo pannello del registro mediano con San Nicola di Mira benedicente.
Ebbene, l'affinit? dello schema delle due opere, pur nella diversit?
stilistica, ? talmente evidente da non poter essere ignorata.
Nella tavola di San Nicola di Mira, certamente opera di
Antonello Cre?scenzio detto il Panormita, come di?mostra una sua replica
custodita nella matrice di Chiusa Sclafani (PA) an?ch'essa facente parte di un
polittico, la simmetria nella distribuzione dei personaggi intorno alla figura
centrale ? rigorosamente rispettata secondo i criteri della razio?nalit?
rinascimen?tale, canoni man?tenuti del resto anche nelle pale d'altare del
secolo XVI e dei primi decenni del XVII e dai pittori che, come il Platania,
volevano "arcaizzare" le opere destinate al culto popolare. Che la
teoria dei Santi che presen?tava il registro mediano del po?littico di Aci San
Filippo sia stata fonte di ispirazione per il Platania fin dal suo debutto come
pittore, ci ? confermato da altre opere custo?dite in alcune chiese di
Acireale: pen?siamo alla tela con i Santi Martino, Mauro e Nicola della chiesa
di S. Mar?tino, alla Santa Apollonia della chiesa di San Michele, alle Sante
Agata e Lucia della Chiesa di Santa Maria della Lettera, alla Santa Venera della
Pinacoteca Zelantea e, alla Santa Venera trafugata negli anni '70 dalla chiesa
campestre di S. Venera al Poz?zo.
Ebbene, tutti questi santi e sante sono presentati alla
maniera rinascimenta?le, come si trattasse di una galleria di veri e propri
ritratti. E non ? certo un caso se il Platania, come dicono il Vigo e il Raciti
Romeo, sia stato il ritrattista
prediletto della nobilt? acese del seicento. Un'ulteriore conferma
dell'abitudine del Platania ad ispirarsi alle pi? belle opere a lui note, ci ?
fornita dalla pala dell'altare maggiore della chie?sa dei Cappuccini con Santa
Maria degli Angeli, mediata dalla cono?scenza della Madonna del Rosario che il
messinese Antonio Catalano il Vecchio aveva eseguito nel 1600 per la Cattedrale
di Acireale, diffonden?do, insieme al toscano Filippo Paladi?ni, i modelli
delle tele controriformate di Scipione Pulzone ed Alessandro Allori pervenute in
quegli anni in Sicilia.
( Santo Castorina - Arte e fede nelle Chiese di
Acicastello - Opuscolo fatto stampare dalla Congregazione "S. Mauro
Abate" nel gennaio del 1999 )