Traslazione delle reliquie di S. Agata
            

 

Traslazione delle reliquie 
di Sant'Agata

 

    Fu grazie alla curiosità di un nostro concittadino, Santo Castorina, che nel 1987 la comunità castellese si riappropriò di un dipinto di cui si erano perse le tracce subito dopo la seconda guerra mondiale.
    Esplorando il sottotetto della casa canonica si imbatté in uno strano involucro impolverato da quarant'anni. Capì subito che quell'oggetto che a prima vista poteva sembrare un tappeto era in realtà un dipinto.
     A seguito del bombardamento aereo alleato che distrusse la chiesa, esso era stato erroneamente arrotolato per la sua lunghezza con la superficie pittorica all'interno e poi piegato in due.
     Il dipinto rappresenta la consegna al Vescovo Maurizio delle reliquie di S. Agata provenienti da Costantinopoli.
     La pala è impermiata sulla figura del Vescovo Maurizio il cui mantello rosso domina la composizione. Alle sue spalle, sulla destra, tre chierici si stagliano su un accenno di architettura reggendo il pastorale e dei ceri. Centralmente una figura inginocchiata offre su un piatto le reliquie della Santa: un braccio e un seno. Alla destra del Vescovo una figura deferente dal copricapo verde, forse di foggia orientale e sulla sinistra due monaci discutono dell'evento. In basso a sinistra un volto femminile e una seconda figura inginocchiata, un soldato, che tiene in mano quella che sembra una teca. In basso a destra una cassa aperta usata per il trasporto delle reliquie. Sullo sfondo del dipinto il mare e a sinistra il castello normanno di Aci. La parte superiore della pala conserva uno schema da dipinto controriformato, con Sant'Agata e Santa Venera in trono tra puttini e con lo Spirito Santo in alto.
    La mano dell'artista che ha eseguito questo dipinto è senz'altro la stessa che ha eseguito l'altra grande pala d'altare raffigurante S. Mauro Taumaturgo, firmata quest'ultima col monogramma AR.
    Tecnicamente il quadro è stato dipinto con grande perizia, gli incarnati sono di estrema delicatezza, le sfumature perfette e i panneggi assumono in alcune parti valore plastico. La luce proveniente da sinistra illumina tutta la scena in modo soffuso senza creare forti contrasti chiaroscurali.
    Il dipinto non presenta particolari slanci emotivi, nè forte emozione religiosa ma diventa una lucida e pacata narrazione di un evento storico che, unito ad una razionale e studiata impostazione delle figure, dà all'insieme una forte connotazione neoclassica.

  (  Antonio Cavallaro  - Arte e fede nelle Chiese di Acicastello  -   Opuscolo fatto stampare dalla Congregazione "S. Mauro Abate"  nel gennaio del 1999 )