Foglio parrocchiale
   

13 Aprile 2003

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L'oratorio " S. Mauro "  per i nostri figli

Nei ricordi di noi cinquantenni l’oratorio parrocchiale occupa un posto privilegiato: è il luogo comune allo svolgimento delle tappe della nostra vita-fanciullezza-adolescenza-giovinezza.
   Attraverso le attività che l’oratorio offriva, da quelle religiose a quelle sportive e ricreative, passava la nostra formazione complessiva, si strutturava la nostra personalità alla luce dei valori cristiani, ma anche più genericamente etici come la solidarietà, l’amicizia, il rispetto per gli altri.
   Sotto la guida di figure di riferimento, ora il prete, ora il catechista, ora l’animatore, abbiamo imparato a conoscere noi stessi e a riconoscerci nell’appartenenza ad una stessa Comunità.
   Tutto questo con grande semplicità e con risorse essenziali.
   Le generazioni più giovani non hanno vissuto l’oratorio così intensamente.
   Velocissimamente sono cambiate le coordinate della realtà sociale, spostando altrove i riferimenti di vita.

  Oggi nella nostra Comunità parrocchiale, l’oratorio si offre ai nostri ragazzi e giovani e si propone loro per essere vissuto come opportunità di aggregazione, scambio, dialogo, attraverso il sano confronto ludico-sportivo.

ORATORIO SPAZIO DI VITA

inaugura questa nuova stagione.
   Per ragioni organizzative si sono stabilite delle fasce di età ed un calendario di utilizzo visionabile presso l’oratorio.
   Cogliamo questa occasione di crescita per i nostri figli!
   E se siete genitori troppo giovani e  manca nel vostro vissuto un’esperienza “oratoriana”, fidatevi dei più vecchi. Chiedete ai nonni dei vostri figli di raccontarvi cos’è stato per loro l’oratorio: vi assicuro “una bella favola”!!!

  ( un nostalgico dell'oratorio)  Lino Viscuso

     
 

SCRUTINI  QUARESIMALI

 
   Quest’anno la Quaresima ha portato ai nostri ragazzi la novità degli “scrutini quaresimali”
   Che cosa sono? Perché? A che cosa servono? Siamo forse a scuola?

   

  Da tempo, Parroco e Catechisti, ci accorgiamo che l’iniziazione cristiana dei fanciulli e ragazzi è richiesta da tutti, ma si punta più alla festa, al mettersi a posto nelle cose richieste dalla chiesa, alla tradizione,che ad una riscoperta seria della fede cristiana da parte dei fanciulli e ragazzi. Prime comunioni e cresime affollano le domeniche del mese di maggio ma a che servono?  “Finalmente la Cresima! Adesso stiamo in pace”. Purtroppo tante cose non le comprendiamo. Perché la Cresima ? Per dare fine alla catechesi? Alla messa domenicale? Allora sbagliamo tutto.
   Dovremmo interrogarci seriamente perché la Cresima?
   La Cresima porta a compimento ciò che è iniziato nel battesimo, dandoci la possibilità di viverlo. Molti pensano che lo Spirito Santo porti a compimento il nostro cammino e con la confermazione esso finisca; in realtà ora comincia il bello, dobbiamo cominciare a vivere da cristiani: andando a messa, ascoltando la parola di Dio, amando il prossimo. Chi non viene più in chiesa dopo la cresima non ha capito nulla del cristianesimo.

 


   Battezzando il proprio figlio, i genitori cristiani manifestano al bambino la propria fede; Dio l’ha amato prima ancora che egli fosse in grado di capire qualcosa e si impegnano a fargli conoscere l’amore di Dio. Perciò il Battesimo non impegna il bambino che lo riceve, ma i genitori che lo chiedono e la Chiesa che lo celebra, a fargli conoscere la fede cristiana e a rispettare le sue scelte libere, quando sarà in grado di farle. La  Confermazione è considerata come il sacramento che completa il battezzato. In realtà è la conferma del Battesimo, infatti i due sacramenti, sono intimamente legati poiché con il primo si entra a far parte della Chiesa come discepoli di Cristo e con il  secondo ci si impegna a vivere il suo amore e a diffonderlo. 
   E allora gli scrutini? Dovrebbero essere una verifica del cammino percorso .E abbiamo scelto la Quaresima tempo “forte” dell’anno liturgico, per verificare e vivere le nostre scelte cristiane. Infatti questi “scrutini”sono accompagnati da un  libretto che attraversa tutto il periodo quaresimale fino alla Pasqua del Signore, per suscitare nei ragazzi un impegno particolare di attenzione alla Parola di Dio e alla celebrazione Eucaristica “fonte e culmine “ della vita cristiana.
   Ci sembra importante che i genitori cristiani che hanno scelto il Battesimo per i loro figli siano i primi maestri nella fede attraverso la testimonianza della vita in cui i figli possono leggere  che cosa è la fede in Gesù Cristo, che cosa è la vita cristiana.
   Testimoni di umanità, è questo ciò di cui hanno bisogno i ragazzi! Vorrebbero vedere qualcuno che con la sua vita mostri davvero l’immagine di Dio, allora si che ci crederebbero!
   Così è anche per gli adulti; credono a un sacerdote se riconoscono in lui qualità umane come la coerenza, la solidarietà, l’amicizia. Così i ragazzi credono al catechista se…! Sappiamo riconoscere in  quelle qualità umane una vita spesa per il Vangelo! Con questa stessa pretesa i ragazzi crederanno ai loro genitori; se ciò che dicono è visibile in ciò che fanno!

Graziella Lanzafame

 

     
Festa di S. Giuseppe
A.D. 2003

 

   Come ogni anno il 19 Marzo si è celebrata la Festa in onore del glorioso Patriarca S. Giuseppe, compatrono della città di Aci Castello.

   Quest'anno, malgrado le avverse condizioni meteorologiche che hanno influito sul regolare svolgimento della manifestazione ed innumerevoli altri problemi, la festa è stata portata a termine con successo, grazie e soprattutto agli sforzi organizzativi dei confratelli.
La confraternita da anni tenta di far riacquistare alla festa il giusto peso religioso e storico-folkloristico, che in tempi non remoti essa aveva, organizzando: giochi per bambini, fiere, momenti conviviali e di aggregazione nel tradizionale assaggio "pasta chi ciciri", novena con il recupero di storici canti e litanie in onore di S. Giuseppe, valorizzando l'aspetto religioso della festa con la celebrazione della Messa Vespertina presso la chiesa di S. Mauro a metà percorso. Tale funzione introdotta da alcuni anni a questa parte, permette alla comunità di avvicinarsi maggiormente al glorioso Patriarca.
   L'unico neo che la confraternita annota anche per la festa appena trascorsa, è la scarsa partecipazione ai suddetti momenti e con particolare riguardo al giro per le vie cittadine. La festa di S. Giuseppe nell'anno 2003, può essere ricordata attraverso alcune immagini che l'hanno caratterizzata in maniera particolare:
   La prima è legata alla Messa delle 10 del 19 celebrata da Don Orazio Adamantino nella chiesa di S. Giuseppe nella quale si è assistito alla pacifica e gioiosa invasione di bambini delle scuole materne che hanno riempito la pur piccola chiesa in ogni ordine di posto. Gli stessi bambini dopo la Messa sono stati invitati dalla confraternita all'assaggio della "pasta e ceci" all'interno dell'oratorio.
  

 


A nostro avviso questa, è forse, la più bella    Accanto a questa immagine vogliamo collocarne   La prima è legata al drammatico momento storico al quale stiamo assistendo con ansia da alcune settimane, e per il quale, accogliendo l'appello del Santo Padre per la Pace nel mondo, abbiamo aggiunto alle tradizionali illuminazioni artistiche alcune bandiere della pace.
   La seconda immagine è legata alla prima "Calata
dell'Angelo" effettuata in via Nazario Sauro e che ha visto un'alta partecipazione degli abitanti della zona. Tale momento assieme all'omaggio floreale alla Madonna di Valverde, sono stati introdotti essenzialmente per rendere più partecipi i parrocchiani alla processione durante il giro esterno.
  
"Il lavoro come preghiera" ed "Essere uomini giusti nel terzo millennio", sono stati i temi proposti dalla confraternita e su cui Don Vittorio Rocca ci ha profondamente fatto riflettere nelle sue omelie.
  
La confraternita vuole ringraziare sentitamente tutte le persone che anche "in silenzio" hanno voluto offrire il proprio aiuto nell'organizzazione e per la buona riuscita della festa, e saluta tutta la comunità con il grido di W  S. Giuseppe.

 

Lorenzo Valastro e Santo Reina

 

San Giuseppe

Parlando di condivisione


    Caro S. Giuseppe, scusami se approfitto della tua ospitalità e, con una audacia al limite della discrezione, mi fermo per una mezz’oretta nella tua bottega di falegname per scambiare quattro chiacchiere con te.
   Non voglio farti perdere tempo. Vedo che ne hai così poco, e la mole di lavoro ti sovrasta. Perciò, tu continua pure a piallare il tuo legno, mentre io, seduto su una panca, in mezzo ai trucioli che profumano di resine, ti affido le mie sofferenze...
   Ma ora S. Giuseppe... sta arrivando una donna al forno. Ecco, ti ha portato del pane, e la bottega si è subito riempita di fragranza... parlando di condivisione eccone il segno più classico: il pane.
   Si direbbe che il pane, più che nutrire, è nato per essere condiviso. Con gli amici, con i poveri, con i pellegrini, con gli ospiti di passaggio. Spezzato sulla tavola, cementa la comunione dei commensali. Deposto nel fondo di una bisaccia, riconcilia il viandante con la vita. Offerto in elemosina al mendico, gli regala un'esperienza, sia pur fugace, di fraternità. Donato a chi bussa di notte nel bisogno, oltre a quello dello stomaco, placa anche la fama dello spirito che è fame di solidarietà. Raccolto nelle sporte, dopo un pasto miracoloso sull'erba verde, sta ad indicare che a chi sa fare la divisione gli riesce bene anche la moltiplicazione.
   È proprio vero, Giuseppe.
   Il pane è il sacramento più giusto del tuo vincolo con Maria. Lei morde quello di frumento, procuratole da te col sudore della fronte. Tu mordi il pane del tuo destino che l'ha resa madre del figlio di Dio. È per questo che per noi, o falegname di Nazareth, tu sei provocatore di condivisioni generose e assurde, appassionate e temerarie, al centro della sapienza e al limite della follia.
   Insegnaci, allora, a condividere. Purtroppo in questo nostro mondo, dove 50 milioni di persone muoiono ogni anno per fame, il pane, da segno di comunione, si è trasformato in simbolo di scomunica ed è divenuto il discrimine sul cui filo passa la logica della guerra. Viene accaparrato dagli ingordi, non condiviso con i poveri.


  Ammuffisce nelle credenze degli avidi, non allieta la madia degli umili. Si accumula negli artigli di pochi, non si distribuisce sulle bocche di tutti. Sovrabbonda nei bidoni della spazzatura d'Europa, ma è sparito sulle mense desolate dell'Eritrea. Trabocca senza pudore negli opulenti cenoni del Nord, ma è sogno proibito per tutti i Sud della terra. Viene diviso anche (sì, viene diviso) come gesto munifico di regalità, ma non viene restituito a chi ne ha diritto coi canti gregoriani delle penitenze e in nome della giustizia.
   Hai sentito mai dire, Giuseppe, che, se i ghiacciai eterni dell'Ermon si sciogliessero d'incanto le acque sprofonderebbero a valle con paurose tracimazioni, il lago di Tiberiade diventerebbe un mare, il Giordano strariperebbe rompendo gli argini, e l'arsura dell'intera Palestina verrebbe per sempre placata?
   E allora, visto che presso l’Altissimo ce ne sono pochi santi così, referenziati come te, perché non provochi un fenomeno simile scongelando le ricchezze dalle mani di pochi e travolgendo la terra in un cataclisma di pane? E se questo ti sembra un miracolo troppo grosso per i tuoi mezzi, perché almeno non persuadi la Chiesa del duemila a farsi carico con più fiducia della sorte degli ultimi, non solo spartendo le sue ricchezze con i poveri, ma soprattutto condividendo la miseria degli esclusi? Oggi più che mai, vogliamo sperimentarti così, quale “Protettore della Chiesa”.
   Protettore della Chiesa dei derelitti, degli emarginati, dei violentati;: dei palestinesi, dei marocchini, dei terzomondíali, degli sfrattati, dei prigionieri e degli inquilini di tutte le più squallide periferie dell'umanità.

 

Don Tonino Bello

 

 

Padre nostro!…..  

 

Non dire “Padre”

Se ogni giorno non ti comporti da Figlio

Non dire “Nostro”

Se vivi isolato nel tuo egoismo

Non dire “che sei nei Cieli”

Se pensi solo alle cose terrene

Non dire “Sia santificato il tuo nome”

Se tu stesso non lo onori

Non dire “Venga il Tuo Regno”

Se lo confondi  con il successo materiale

Non dire “Sia fatta la Tua Volontà”

Se non la accetti quando è dolorosa

Non dire “Dacci oggi il nostro Pane quotidiano”

Se non ti preoccupi della gente che ha fame

Non dire “perdona i nostri debiti”

Se conservi rancore verso il tuo fratello

Non dire “Non ci indurre in tentazione”

Se hai intenzione di continuare a peccare

Non dire “Liberaci dal male”

Se non prendi posizione contro il male

Non dire “Amen”

Se non prendi sul serio le parole del  Padre Nostro.

 

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